Le sfide per i parlamenti comunali in Ticino
L’87% dei 106 comuni ticinesi hanno un parlamento comunale. Tuttavia, questo non significa necessariamente che la popolazione ticinese sia più politicizzata rispetto a quella della Svizzera tedesca, dove i parlamenti comunali sono nettamente meno. Così afferma Felice Dafond, presidente dell’Associazione dei Comuni Ticinesi, sindaco di Minusio e membro del comitato dell’Associazione dei Comuni Svizzeri. In questa intervista ci parla delle sue esperienze personali e delle maggiori sfide che i parlamenti comunali ticinesi devono affrontare.
Felice Dafond, è presidente dell’Associazione dei Comuni Ticinesi e Sindaco di Minusio, dove c’è un Consiglio comunale con 40 membri. Qual è la sua esperienza con il parlamento?
In questi 32 anni di Municipio ho vissuto momenti diversi. Inizialmente il Legislativo comunale, il Consiglio comunale, svolgeva il ruolo di potere legislativo. Poi, nel corso degli anni, il Consiglio comunale ha sempre più cercato di svolgere ruoli esecutivi. Il numero delle interpellanze e delle mozioni presentate è, man mano, cresciuto. L’Esecutivo comunale ha sempre presentato le sue osservazioni, che peraltro segnalavano problemi concreti e le contraddizioni con la legislazione in vigore. Malgrado ciò, il Legislativo approvava questi atti. Concretizzarli poi non era per nulla evidente. Concludo dicendo come le competenze dei due poteri necessitano di ulteriori riflessioni per rendere più attrattivo il ruolo di consigliere comunale. Il numero di 40 consiglieri comunali, in proporzione con il numero di cittadini e cittadine (7459 persone residenti), non è per contro un problema.
Dove vede personalmente i vantaggi dei parlamenti comunali?
Il vantaggio maggiore è il controllo dell’esecutivo. In secondo luogo è pure vero che vi sono sempre considerazioni interessanti che emergono dal Legislativo comunale e che possono condurre l’esecutivo nel suo agire.
Dove vede gli svantaggi?
Una certa frustrazione di alcuni consiglieri comunali che avrebbero voluto accedere all’esecutivo, non vi sono riusciti, e riprovano in altro modo.
Quasi tutti i comuni in Ticino hanno un parlamento. Solo pochi si affidano all’Assemblea comunale. Perché?
La nostra legge organica comunale prevede che i comuni che contano almeno trecento abitanti possono stabilire per regolamento l’istituzione del Consiglio comunale con un numero di membri non inferiore a 15 e non superiore a 60. I comuni con più di 5000 abitanti devono avere almeno 30 consiglieri comunali. L’Assemblea comunale è invece la riunione, il raduno, dei cittadini aventi diritti politici in materia comunale e chiamati a decidere su temi comunali. Istituito il Consiglio comunale l’assemblea decade.
In Ticino e nella Svizzera francese ci sono più parlamenti comunali, mentre nella Svizzera tedesca anche le città piccole si affidano ancora all’Assemblea comunale. Si può dire che i ticinesi e i romandi sono più politicizzati?
Non penso. Purtroppo oggi si assiste a una tendenza contraria. Sempre più persone si disinteressano della gestione della cosa pubblica. Professionalizzare le cariche non è una soluzione. Nel nostro Cantone, fortunatamente, chi assume una carica politica lo fa per spirito di servizio e di milizia.
Il panorama partitico ticinese è più marcato a causa dei numerosi parlamenti comunali?
I partiti oggi tendono a sfaldarsi in mille rivoli. Le persone alla loro guida non sono sempre le più rappresentative. Vi è poi chi cerca più un secondo lavoro nell’attività politica e dimentica lo spirito di servizio. Non è la presenza dei numerosi consigli comunali ma il disinteresse di molti cittadini.
«La sfida più grande è di ripensare il proprio territorio e i servizi nell’interesse dei cittadini e delle cittadine.»
I comuni più piccoli riescono a trovare membri per i loro parlamenti?
Non è sempre facile ma compito di ogni politico è anche quello di trovare i suoi successori e i giovani vanno assolutamente preparati.
La complessità dei compiti dei comuni è in aumento. I parlamenti comunali ticinesi sono all’altezza di questa complessità?
È vero che la complessità della materia oggi è tale che non è evidente e facile svolgere l’attività politica. Aggiungo che il nostro sistema federale conosce l’effetto aspiratore delle competenze verso l’alto. Altrimenti detto si ritiene necessario, quando non necessariamente lo è, optare per soluzioni a livello non più comunale ma a livello cantonale o svizzero. Si delegano all’organo superiore compiti e poi ci si lamenta di perdere competenza. Andrebbero meglio precisati e definiti i compiti dei tre livelli istituzionali. Non sempre le soluzioni a livello cantonale o nazionale soddisfano i bisogni dei cittadini.
Dove vede attualmente le maggiori sfide per i parlamenti comunali in Ticino?
La sfida più grande è di ripensare il proprio territorio e i servizi nell’interesse dei cittadini e delle cittadine.
Quali sarebbero le soluzioni possibili?
Una soluzione potrebbe essere di rendere partecipe alla vita pubblica un maggior numero di cittadini e cittadine responsabilizzandoli sul loro futuro.